Mostra

Tra-sparire

26 ottobre | 17 novembre 2013

Sesto appuntamento presso la 3D Gallery di Venezia Mestre con la rassegna UNIVERSALE, progetto di ricerca ideato e curato da Adolfina De Stefani, in collaborazione con Mismomatic e Segnoperenne.it, come osservatorio sulle tendenze del contemporaneo, focalizzato sul plurilinguismo e sul necessario scambio di saperi propri del particolare momento storico e artistico.
Il ciclo di incontri vuole infatti riallacciarsi idealmente al tema della 55° Biennale di Arte Contemporanea di Venezia divenendo, nel microcosmo dello spazio espositivo e dell’eterogeneità degli eventi che in esso verranno ospitati, metafora del Palazzo Enciclopedico profetizzato dall’artista Marino Auriti e dell’utopia di un luogo immenso e complesso, tempio del fare arte e del produrre spunti di culture condivisibili.
Sabato 26 ottobre 2013 (inizio ore 18,30, con presentazione critica a cura di Silvia Ferrari Lilienau) lo spazio espositivo ospiterà la personale TRA-SPARIRE di Nives Marcassoli.
Tra le molte possibilità che il vetro offre a chi lo plasmi due sono quelle privilegiate nei lavori di Nives Marcassoli, antitetiche e però convergenti: la lettura in trasparenza, e la sparizione dell’immagine inserita nella pasta vitrea. Per lo più mani, o parti del corpo, echi di presenza umana che galleggiano tra acque simulate, che si increspano, cambiano direzione, si raccolgono facendosi più vischiose. Il colore di volta in volta asseconda l'emersione oppure spinge in profondità.
C’è una componente materica forte, nello spessore che Marcassoli sceglie, a volte – nella forma squadrata – come se reiventasse metope di un teatro postmoderno. Nell’equilibrio del profilo contiene l’esuberanza caramellosa del vetro, che è virtù rischiosa, là dove sfugga alla ponderazione. Il rischio è cioè di eccedere in ornamento, e di convertire in melassa il carattere cristallino del vetro.
Marcassoli tratta piuttosto la composizione in vetro come la pittura su tavola i pittori fiamminghi del Quattrocento, quasi procedendo per velature, lasciando emergere gli strati sottostanti nella brillantezza della superficie. 
C’è poi il valore simbolico delle mani, nell’esigenza di far coincidere supporto e contenuto, per una ricerca di schiettezza in cui materiale e frammenti figurativi si sposano. Le mani che affiorano o sembrano allontanarsi parlano delle azioni che compiono, nel loro stringere per affetto o lealtà, nel farsi tramite di relazioni tra simili. Il profilo grafico si immerge nella pienezza del vetro, a sua volta stretto nella geometria secca del perimetro, o comunque trattenuto entro i margini anche irregolari di una bolla variamente espansa. Perché l'idea è semplice, ma il suo peso etico ha complessità ben maggiore, come elaborata è la tecnica messa a punto da Marcassoli, che accosta il disegno e la fusione alla colatura e alla lavorazione manuale a caldo. 
L'esito ha allora consistenza oggettuale, ma anche un'evidenza pittorica, e intende trasmettere un messaggio, sia esso recepito come memento o come sollecitazione di pensiero. Marcassoli lavora dunque in senso materico, iconico e concettuale, per sedimentazioni che crescono e accrescono, a tratti sull'orlo di soluzioni troppo sapide, più spesso prossime a tridimensionalità di echi fossili, che iterandosi in allontanamento progressivo si attenuano, non prima di essersi definitivamente impressi.
Silvia Ferrari Lilienau

3D Gallery
Via Antonio Da Mestre, 31
Venezia Mestre

Vissuto silenzio

La città di Loreo in collaborazione con il Ristorante Cavalli e l’Associazione MISMOMATIC presenta:
“Il silenzio a colori | I colori del silenzio” progetto di ARTI VISIVE Collettiva presso sala espositiva ristorante Cavalli, 16 Giugno-17 Luglio.
Inaugurazione 16 giugno 2013 ore 21.00.
A cura di Adolfina De Stefani e Enzo Barion.
Sono stati invitati artisti di ogni di espressione artistica e progettuale: Il tema proposto è “Il silenzio a colori | I colori del silenzio” tenendo in considerazione il luogo inteso come area geografica dove molti scrittori e artisti di varie tendenze hanno dedicato e descritto. Gli artisti invitati di varia provenienza hanno lavorato sul concetto di ibridazione tra arte, e rispetto dell'ambiente e la riflessione che ne deriva.
La collettiva propone una riflessione sulla cultura che la cittadina offre al visitatore sul linguaggio dei colori che si alternano tra l’inverno e l’estate e sul pensiero poetico che le visioni paesaggistiche trasmettono. Una mostra che possa fare da ricognizione ad una cultura in continuo cambiamento. L’esposizione permette una riflessione sul differente valore storico-artistico di avanguardia e consente di accostarsi alla cultura polesana e all’attenzione del pensiero contemporaneo.

Vissuto Silenzio
L’uomo ed il fiume si accompagnano, fianco a fianco in un cammino silenzioso. Un continuo dare-avere nutrito di promesse, pensieri, abbandoni e ricerche. Ciascuno lucente specchio in superfice, groviglio di emozioni nel profondo.

Vitro Festival, Romont

Romont, Aprile 2011. 

Esposizione collettiva presso il Vitromusée in occasione del "Vitro Festival" di Romont (Svizzera). 
Il Simposio: Il vetro come elemento creativo nell’architettura. Un colloquio importante fra artisti e professionisti del vetro e dell’architettura. 
La Galleria: più di 100 opere di artisti del vetro contemporanei, in differenti spazi nella città di Romont, con la presenza degli artisti stessi.

Di vetro e d'acqua

Per dire la sua appartenenza all’acqua, l’elemento in cui si identifica il suo lavoro, il suo spirito, quando i suoi, sono Pensieri d’acqua. Forme, per sentirsi tutt’uno con la Natura, per fissare un ricordo, un’emozione, per raccontare un brivido, talvolta un’ironia, per descrivere il luogo dove Nives Marcassoli vive e lavora. Là, dove scorre il fiume, dove l’erba nasce sopra le fosse e si ode il cra cra delle raganelle. Un inno alla Natura, che si nutre del Senso della Luce, che trasfigura la forma, per racchiudere la luce, per lasciarla filtrare dalla massa vetrosa e tenerla con sé. Straordinari gli effetti, originati da una sapiente alchimia, che avvolgono tutte le molecole, riflessi imprigionati come in uno scrigno, in un prisma di vetro, che restituisce purezza. Il vetro, il mezzo con cui si esprime il talento di Nives, il vetro celebrato nel tempo. Il vetro, quell’antica e prodigiosa materia conosciuta in mondi lontani, affascina l’artista che parte da qualcosa di indeterminato per conferire un’anima alla forma, originata dalla fusione di vetri tagliati, assemblati, a volte precedentemente fusi. Nives intuisce l’opera, la elabora col pensiero, poi si abbandona alla sua creatività e lascia al fuoco, gestito, controllato con sapiente maestria, il tocco finale. Ed è proprio ai segreti nascosti nella sua forza, al dialogo col misterioso dio, con l’elemento che plasma, fonde la materia vetrosa, ad affidare il suo progetto, il suo lavoro. Quella di Nives Marcassoli, è una passione che guarda alla scultura di vetro senza accontentarsi di una forma nata per caso: ne fa nascere una seconda e poi una terza e via via un’altra ancora, se il risultato non è quello che voleva. Verso la possibilità di plasmare l’idea, di confermare i segni, il colore, di ospitare elementi in metallo, di creare superfici lisce, ruvide o frastagliate. Dare vita a forme leggere e trasparenti come organza, come pizzi del vestito di una bambola: così, la scultura di luce, fragile e rosa, dal titolo Passione d’organza. E la materia vetrosa si carica di colore, scopre la sua nuova identità, si trasforma, in obbedienza al volere del suo creatore, si trasforma per andare incontro ad una nuova espressività e regala bellezza. È un risultato che nasce dalle sfide, perché solo così questa donna si sente viva: è la forza che spinge ad attraversare i limiti, quelli della fisica, quelli della mente. E’ là, che trova ragione, il fare di Nives. Nella sua opera, si nasconde quella spinta verso la ricerca, verso l’agire creativo che accompagna gli uomini sin dall’alba della vita. Attirata dal vetro, da tempo la sua passione, dà origine a oggetti d’uso, intrisi di intensi cromatismi e segni eleganti. Inevitabile il suo approdo alla scultura. Non sono io che l’ho cercata, è la scultura che ha trovato me, sarà lei stessa a dire. Tutto il suo lavoro precedente e la sua ultima dedizione, non sono altro che la manifestazione di un unico linguaggio, un inno alla vita che nasce dalla materia, un inno alla luce che infonde espressione, all’acqua che genera la vita stessa, al cielo che sta sopra di noi, là dove vanno a morire le anime. La vita è un esile spazio, il cielo è così vicino, scriveva un grande della fotografia italiana. La cifra stilistica, di questa eclettica interprete, caratterizza un lavoro in divenire, denso di richiami e di soluzioni stilistiche, che si avvalgono di notevoli capacità tecniche e creatività: un cammino, alla ricerca di un nuova espressione tridimensionale, nel segno di una antica attualità.